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Autore La demoiselle d'honneur
missGordon

Reg.: 03 Gen 2002
Messaggi: 2327
Da: Roma (RM)
Inviato: 17-09-2004 15:08  
presentato fuori concorso a venezia (se fosse stato in gara avrebbero dovuto premiare un film non impegnato socialmente e a Venezia...si sa...si sentono male al solo pensiero) è uno splendido thriller alla francese intenso e sofisticato dove apparentemente non sembra accadere nulla per almeno 3/4 di film ma in cui la grande maestria di Chabrol nell'uso delle inquadrature trasmete un una inquietudine sottile e una atmosfera densa di attesa fin dall'inizio.
Andatelo a vedere perchè scoprirete un modo di fare cinema che forse negli ultimi anni si è un pò perso ma che è attuale ed efficace da sempre.
Chabrol indaga negli aspetti più estremi della natura umana in un ambiente, come quello della provincia francese, che sembra essere lontano anni luce da sentimenti travolgenti e personaggi dalle psicologie complesse e deviate.
se questo non bastasse a maggior valore c'è la prova di due attori giovanissimi ma che riescono a offrire due interpretazioni da veterani del genere.


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missGordon

Reg.: 03 Gen 2002
Messaggi: 2327
Da: Roma (RM)
Inviato: 17-09-2004 15:11  
p.s.
per Das...che so che lo ha visto...ti prego spiegami il passaggio del bambino con il cerchio davanti a Magimel disperato nel parco...lui si rende conto che è tutto vero?...che si ritrova in qualcosa che non credeva possibile?...perde l'innocenza?
...ero distratta da lui, non ho afferrato al volo!
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"...Vivere è offrire se stessi, pensava; ed egli offrì se stesso..." E. Galeano

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 17-09-2004 15:24  
Io l'ho trovato ben fatto, ma nulla di eccezzionale, qualche passaggio soprattutto è abbastanza sempliciotto( la storia della sorella ribelle è solo una storiella creata per farci arrivare Maginel in questurta senza troppa superficialità).
Il passaggio del bambino non lo ricordo bene, mi sembra più un discorso legato al fatto che la storia si chiude, una certa circolarità(molto ipotetica diciamo) della vicenda.

Quello che ho scritto comunque sul film è questo:
Presentato fuori concorso alla 61a Mostra del cinema di Venezia, “La damigella d’onore” segna il ritorno in Laguna dopo quattro anni (Grazie per la Cioccolata) del maestro del cinema francese Claude Chabrol.
Catalogare un film di Chabrol è sempre un’ardua e spesso inutile pretesa. Simbolismo e semplice sviluppo narrativo si fondono continuamente senza lasciare trapelare nulla allo spettatore sul dove ci si stia dirigendo. Al centro della trattazione vi sono i “suoi” personaggi. Persone normali di cui ci vengono subito svelati identità, passato, aspirazioni e problematiche con la stessa disinvoltura con cui si risponderebbe alla mamma premurosa che ci chiede chi sia la ragazza che le porteremo l’indomani a cena per un’ “impegnata” presentazione. Vengono così delineati dei caratteri precisi, e li si lascia osservare nella loro routine in attesa che “qualcuno” smuova la loro quotidianità. Un nuovo personaggio che si differenzierà dagli altri per l’assenza di indizi che possano facilmente classificarlo. Il suo inserimento nel contesto sarà misterioso, a lui ci si avvicinerà grazie ad un “sentito dire” che ha sempre tanto il sapore del cattivo presagio. Da questo momento, silenziosamente, diventeremo quindi tutti vittime di questo “diversivo” in grado di dare un senso alla narrazione.
Diamo un nome proprio al tutto, e avremo la famiglia Tardieu, composta da mamma cinquantenne, figlio in carriera, quindicenne sorella ribelle e ventenne sorella prestosposa. Proprio al matrimonio di quest’ultima avverrà la fatale conoscenza con la bella Senta, la damigella d’onore del titolo. Tra lei (Laura Smet) e il fratello Philippe (Benoit Magimel) scatterà infatti un “colpo di fulmine” che però avrà ben altro epilogo del semplice(?) e sperato amore eterno.
Ricondurre però il film del cineasta francese ad una semplice cronologia di eventi sarebbe troppo semplice e semplicistico per un testo che non nasce certo dall’esigenza di raccontare una storia, quanto dal bisogno di creare atmosfere ed enigmi. Ammettendo forse una certa esilità caratteriale data ai suoi personaggi, Chabrol si preoccupa di lasciare lungo la strada un simbolismo che possa sollecitare una qualche interpretazione da parte dello spettatore sul chi siano i vari partecipanti. Un intento questo che seppur risulterà piacevole per chi normalmente si diletta con rebus e Settimana enigmistica spesso travalica il contesto narrativo principale finendo per sfuocare l’attenzione dello spettatore. E così i vari significati che si potrebbero dare ad una statua quasi animata, ad un divieto di fumare non rispettato, ad una sorella trasgressiva e ad una televisione dalle facili soluzioni, possono essere inquadrati solo nell’ambito di un dualismo finzione/realtà che non viene giustamente sviscerato. Con un retrogusto che sa tanto di occasione mancata.


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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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missGordon

Reg.: 03 Gen 2002
Messaggi: 2327
Da: Roma (RM)
Inviato: 19-09-2004 12:11  
...mmhh i rebus di Chabrol...forse hai ragione ma a me sembrano solo l'ottima costruzione di una trama in cui tutto ha una giustificazione logica...cosa che si vede sempre più raramente...la statua con la sua fissità altro non è se non il simbolo di un ideale di bellezza e stabilità contraltare di quello che accadrà nel film...la ricerca della bellezza porta alla rinuncia della propria stabilità (emotiva, sociale, familiare)...per ottenerla bisogna pagare un prezzo molto alto.

per quanto riguarda i personaggi "secondari" di fatto sono inquadrati come in lettertura per delineare meglio la psicologia dei due principali quindi perchè indugiare troppo nel delineare il loro carattere?

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